Cultura e Spettacolo

Viareggio – Pietro Polikretis, in arte Giasone, il pittore della torre Matilde

di Lucia Paolini – Ogni giorno Giasone prende il treno da Firenze con il suo cavalletto e si posiziona lungo via Coppino. Anche se, grande novità, dopo tanti anni, sembra che si trasferirà a Viareggio

Giasone

Si chiama Pietro Polikretis, anche se tutti a Viareggio lo conoscono come Giasone, il pittore che da ‘sempre’, con qualsiasi tempo, si posiziona con il suo cavalletto lungo il canale e dipinge la torre Matilde.
Giasone, fa parte di quei personaggi di Viareggio che ne hanno segnato la storia, un’icona presente e rassicurante, tanto che, quando durante il periodo del Covid scomparve, per quasi quattro anni, quel tratto di banchina era diventato vuoto: non vedere Giasone e il suo cavalletto è un po’ come se un giorno non vi fosse più la torre Matilde stessa.

Nato nel 1947 a Νάξος detta anche Naxos, un’isola greca delle Cicladi, iniziò la sua storia d’amore con Viareggio nel 1976, quando, insieme a sua moglie, scelse questa località per una vacanza. Da allora, la città è diventata una parte integrante della sua vita.
Un giorno gli venne commissionata la torre Matilde, che Giasone riconosce non come un simbolo, ma un luogo che trova uno spazio nel cuore di ogni Viareggino. Da allora non ha più smesso di disegnarla.

Ogni giorno Giasone prende il treno da Firenze con il suo cavalletto e si posiziona lungo via Coppino: la darsena lo ha sempre accolto con calore, in molti si fermano a parlare con lui, gli suonano, gli urlano e si sbracciano per salutarlo.

Mentre dipingevo, quasi 15 giorni fa – racconta Giasonesentivo le macchine che mi suonavano, le persone che mi salutavano e mi è venuta in mente la canzone di un greco che sicuramente fu ispirato da De André: la canzone di Bocca di Rosa. La canzone parlava di una prostituta che vendeva il suo amore. In quel momento mi è venuto in mente che anche io sono un po’ come Rosa. Sono come una prostituta che do questo amore a buon mercato. Non faccio il gran pittore, alzando i prezzi, dove il prezzo dimostra la tua bravura, la tua fama. In quel momento ho capito che faccio bene a dare questo quadro, dal momento che me lo chiedono, che è proprio l’amore dei Viareggini, la vecchia darsena. Pensandoci, ho alzato il livello e dalla Rosa, sono passato a Cristo e all’ultima cena, quando ha tagliato e distribuito il pane e il vino. Speriamo che si salvano anche i Viareggini con questo quadro. Perché se la pittura non salva il mondo il mondo è perso. Questo amore fatto da questo povero Cristo e da questa Rosa, donato ai viareggini, fa si che forse possono essere salvati e diventare più umani”.

Il soprannome gli venne dato fin da subito dalla madre che disse al marito che insieme avrebbero fatto un Giasone. Il nome arriva dalla tradizione greca. Giasone era il capo degli Argonauti che sposò Medea. Il significato è ‘guaritore’, ‘medico’, ‘portatore di salute’: un significato che trova il suo senso proprio in quel dipinto ripetuto, che rappresenta il cuore dei viareggini e che, vista la scelta di non alzare i prezzi, può diventare parte della vita di tutti. Una finestra aperta sul cuore della città, che non può che avere un effetto catartico e curativo.
Un’immagine, ripetuta nel tempo, facendo un conto approssimativo, per ben 1200 volte e tutti i quadri sono stati venduti. Dimensioni diverse che richiedono due, tre giorni di lavoro.

Secondo il pittore, ripetere lo stesso quadro è un atto ‘difficile’: “Quando dipingo un quadro nuovo io ci metto poco tempo. Un giorno. Ma la torre Matilde bisogna che venga fatta in due, tre giorni. Rimetto mano, correggo, a volte correggendo sbaglio e devo rifare, fino a che non sono di nuovo soddisfatto del risultato. Se non sono soddisfatto io, non vendo il quadro”.

Giasone ha sempre disdegnato le grandi mostre, che preferirebbe fossero fatta dai pittori e non dai galleristi, preferendo una pittura che diventa così per il popolo e al servizio del popolo.
C’è sicuramente un atto d’amore in quei dipinti, molto più profondo di quanto possa essere la semplice icona di un pittore che ogni giorno si ritrova davanti al suo soggetto. Come gli operai della darsena, ogni mattina si ritrova vicino a loro, nella condivisione del lavoro. Insieme alla darsena respira e vive con lei e con Viareggio.

Mentre Giasone guarda la torre Matilde, i viareggini vedono Giasone che la dipinge, in un’immagine che oramai è diventata iconica.

Una grande novità, dopo tanti anni, sembra che Giasone si trasferirà a Viareggio.

©Foto e video di Lucia Paolini