Cronaca della Versilia

Seravezza – Pietro da Cortona e quella sua tela da salvare

di Antonietta Bandelloni – La tela delle ‘Tre Marie’ nota anche come ‘Le pie donne al sepolcro’ è stata dipinta attorno alla metà del ‘600 dal noto artista

A Seravezza, all’interno della chiesa della Santissima Annunziata di pertinenza della misericordia, è custodito lo splendido dipinto di Pietro da Cortona che raffigura le ‘Tre Marie al sepolcro’: un’opera che nell’ambiente umido nel quale si trova, si sta degradando sempre più rapidamente.
Al momento è interessata da lacune evidenti che consentono di vedere addirittura la trama della tela al di sotto della superficie pittorica e sfregi orizzontali.
Più in alto, in una zona abbastanza estesa, si intravedono controluce degli affioramenti che farebbero pensare a un’allarmante formazione di muffe.
Per salvaguardare questa straordinaria opera è necessario venga sottoposta al più presto a un restauro e protetta dai deleteri effetti dell’elevata umidità.

La tela delle ‘Tre Marie’ nota anche come ‘Le pie donne al sepolcro’ è stata dipinta attorno alla metà del ‘600 dal noto artista Pietro da Cortona.
Collocata nella controfacciata della chiesa della misericordia, fa da pendant al dipinto dell’Annunciazione, realizzato dall’artista di Seravezza Filippo Martelli tra il 1639 e il 1640 per la medesima chiesa, al tempo nota come oratorio della Madonna del Ponte.

L’oratorio della Santissima Annunziata, più conosciuto come chiesa della misericordia, già esisteva nel ‘300, ma fu completamente ricostruito dopo la piena del fiume Serra che lo distrusse nel 1885. L’attuale edificio è frutto del rifacimento eseguito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sia la tela del Martelli che quella di Pietro da Cortona si salvarono dalla furia delle acque e oggi possono essere apprezzate all’interno della chiesa.

Per dar forma all’opera, Pietro da Cortona fece riferimento all’iconografia delle cosiddette ‘Tre Marie’, tema abbondantemente rappresentato a partire dalla fine del ‘200 in poi. Nei quattro Vangeli non si trova alcun rimando specifico ai nomi delle tre donne sono citate sbrigativamente cinque, talvolta sei donne. Furono loro a recarsi all’alba della domenica al sepolcro: lo trovarono aperto mentre un angelo apparve loro annunciando la risurrezione di Cristo.

La scena dipinta dall’artista è ambientata in uno spazio aperto, oramai divenuto molto scuro e per questo complicato da decifrare. In alto, a sinistra, si vedono le tre croci sul monte Calvario.
La tomba è raffigurata come una cripta nella roccia da cui si affaccia un angelo vestito di bianco annunciando la Risurrezione di Cristo. Delle tre figure femminili è certa l’identità di Maria Maddalena in primo piano, raffigurata come di consueto con i capelli lunghi sciolti, all’epoca del pittore simbolo identificativo di chi esercitava il mestiere più antico del mondo.
Alle sue spalle probabilmente l’artista dipinse Maria di Cleofa con il vaso contenente mirra fra le mani, per ungere il corpo del defunto. Verosimilmente, la donna che si protende verso l’angelo guardandolo in modo struggente, è la Madre di Cristo.
Come riportato nella scheda del catalogo generale dei beni culturali, responsabile della tutela dell’opera delle Tre Marie di Pietro da Cortona è la soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Lucca e Massa Carrara e appartiene alla Confraternita della Misericordia.

La tela dell’artista originario di Cortona ha una lunga storia alle spalle.

Pietro da Cortona, al secolo Pietro Berrettini, nacque come è intuibile a Cortona, il primo di novembre 1597. Fu un eccellente pittore e architetto lavorando per le famiglie più influenti del suo tempo come i Barberini, i Pamphilj, i Chigi e i Medici. È considerato a ragione, uno dei maggiori interpreti del barocco romano e le sue opere oggi sono custodite in palazzi e musei prestigiosi. Basti pensare al grande affresco del ‘Trionfo della divina provvidenza’ a Palazzo Barberini a Roma o agli affreschi che realizzò nella Sala di Giove nella Galleria Palatina a Firenze per rendersi conto della sua grandezza.

Un dipinto così prezioso come ‘le tre Marie’ ha la necessità di permanere in un ambiente sicuramente meno umido e di essere sottoposto a un attento restauro. L’ultimo intervento ufficiale eseguito sull’opera risale al 1965 quando fu restaurato da Gazzi, ma in un periodo successivo, come rivela una fonte attendibile, tutta la superficie è stata passata con una cipolla tagliata a metà.

L’opera priva di cornice ha un’altezza complessiva di 3,65 metri per una larghezza di 2 e fu donata alla Misericordia dal granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo Lorena, nel 1883. “’Avvi oggi affisso a una parte un bel quadro di Pietro da Cortona – riporta un documento dell’epoca – regalato dal Granduca ai Confratelli”.

Il granduca era figlio di Ferdinando III e della principessa Maria Luisa di Borbone, a sua volta figlia del re delle due Sicilie.

Era solito soggiornare nel Palazzo Mediceo di Seravezza soprattutto nel periodo estivo e, per Riconoscenza, volle donare alla chiesa della Misericordia il dipinto in questione, fino ad allora appartenuto a quelle che oggi si chiamano Gallerie degli Uffizi.

Oltre 370 anni per un dipinto a olio su tela non sono pochi e quest’opera ha l’imminente necessità di essere conservata nelle migliori condizioni possibili per le future generazioni prima che vada perduta per sempre.

Foto e video di Antonietta Bandelloni