Cultura e Spettacolo

Seravezza – La Bussola di Bernardini in mostra al Palazzo Mediceo: 30 anni di spettacolo e divismo

di Antonietta Bandelloni – La mostra Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini racconta la storia del locale più in della Versilia dagli anni ‘50 agli ‘80

Particolare della mostra Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini

A Palazzo Mediceo di Seravezza, fino al 29 settembre, sarà possibile visitare la mostra Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini.

Divenuta il simbolo della rinascita del dopoguerra e dell’euforia che caratterizzò il periodo postbellico, La Bussola di Sergio Bernardini influenzò i gusti musicali di varie generazioni ospitando divi internazionali, cantautori affermati o ancora semi-sconosciuti, ma comunque talentuosi e star sul viale del tramonto.

L’esposizione Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini è allestita al piano nobile dell’edificio cinquecentesco ed è stata resa possibile grazie alla disponibilità della famiglia Bernardini che ha dato in prestito un gran quantitativo di materiale eterogeneo. Appesi alle pareti, ed esposti nelle teche, ci sono i tanti contratti stipulati con i divi e le dive di quell’epoca, le lettere che gli stessi si scambiavano con il patron della Bussola, una cospicua serie di foto perlopiù inedite, locandine originali e molti documenti.

Ripartita in 26 sezioni, la mostra Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini curata da Alessandro Volpi e Andrea Tenerini, consente di fare un salto indietro negli anni, fra le star internazionali e di casa nostra che Bernardini volle fortemente portare in Versilia. Non tutti coloro che hanno avuto per la prima volta l’occasione di esibirsi su quel palco erano già personaggi noti e per taluni è stato un vero e proprio trampolino di lancio.

Bernardini aveva fiuto nello scoprire nuovi talenti: Mina e Celentano devono a lui la popolarità che ebbero poi nel corso della propria carriera. La stessa Mina, quando decise di non cantare più in pubblico, non avendo il coraggio di riferire la sua decisione di persona a Bernardini, preferì scrivergli la commovente lettera esposta in mostra.

Nelle sale riecheggiano le parole dei divi che hanno reso grande la Bussola e la Versilia dagli anni ‘50 agli ‘80 del ‘900. Non è una semplice suggestione bensì la proiezione del docu-film ‘La Bussola, il collezionista di stelle’ per la regia di Andrea Soldani che può essere visto accomodandosi sui divanetti collocati in punti strategici.

L’esposizione è organizzata in ordine cronologico, a partire dagli esordi da imprenditore di Bernardini. Nato a Parigi nel 1925 da emigranti italiani, tornò in Italia prima a Torino e poi in Versilia. Rilevò la Bussola solo dopo aver gestito altri locali con fortune alterne.

Fu proprio quel locale di Focette che poco a poco lo fece divenire uno dei più illuminati e visionari imprenditori del secondo dopoguerra.
A partire dal 1955 La Bussola divenne uno dei punti di riferimento dello spettacolo: cantanti, attori e cabarettisti di prim’ordine si avvicendarono su quel palco, su quello del Bussolotto più riservato allestito al piano superiore o su quello di Bussola Domani, il primo teatro tenda italiano.

Fu Renato Carosone, a distanza di un anno dalla sua esibizione per la televisione italiana appena nata, il primo artista a esibirsi alla Bussola in un concerto memorabile terminato alle quattro e mezzo del mattino. E pensare che Bernardini, per convincere lui e la sua band a venire in Versilia, dovette offrirgli un compenso da capogiro.

Da quel momento in poi La Bussola divenne una sorta music hall senza precedenti in Italia.

Tutti volevano andare almeno una volta a sentire cantare e suonare gli artisti che fino a quel momento avevano ascoltato al jukebox o per radio.

Bernardini era riuscito a creare qualcosa di unico destinato però solo al pubblico dell’alta borghesia. Non tutti potevano permettersi una di quelle serate alla Bussola ascoltando Louis Armstrong, Ray Charles o Aretha Franklin che, fra ingresso e consumazioni, arrivava a costare più di un intero stipendio di un operaio.

Si avvicendarono sul palco della Bussola una serie incredibile di star internazionali: basti pensare a Ella Fitzgerald o al celeberrimo jazzista Chet Baker, un personaggio difficile che Bernardini aveva sentito suonare al Greenwich Village. Si innamorò del suo modo di fare musica con struggente passione e fece di tutto per portarlo a cantare sul palco alle Focette.

Divismo, spettacolo, cultura (1950-1980). La Bussola di Bernardini è una dettagliata rassegna che racconta un pezzo importante della storia della musica e del costume in Italia a partire dal secondo dopoguerra e che mette in luce lo straordinario talento di Bernardini nel saper precorrere i tempi e le evoluzioni musicali.

©Foto e video di Antonietta Bandelloni