di Yanez De Gomera – Si è tenuto nel duomo di Pietrasanta il funerale di Federico Nappi, il ragazzo morto sul lavoro lunedì primo luglio
Neppure il sole, che batte sulla piazza del duomo, riesce ad asciugare le lacrime di una intera comunità oggi raccolta per l’ultimo addio a Federico Nappi.
È una manciata di passi quella che separa i presenti dal luogo dove è accaduta la tragedia il primo luglio scorso. Quella stradina che porta su alla Rocca e che tutti conoscono, che tanti hanno salito spesso, magari in giornate di sole come questa, ma meno calde, per contemplare il maestoso panorama. Un luogo di pace che per tanti si legherà purtroppo ad un ricordo orrendo e che ci colpisce come un pugno allo stomaco invitandoci a riflettere su quanto la vita sia spesso imprevedibile e banalmente appesa ad un filo.
Ed è su questo interrogativo che l’intera città oggi si è fermata a riflettere, rispettando il lutto cittadino annunciato dall’amministrazione comunale di Pietrasanta. Ma nei volti e negli sguardi dei presenti si scorge la grandezza ben più ampia di un tessuto sociale che abbraccia l’intera Versilia e le sue tante realtà, come tanti erano gli interessi e le passioni di Federico, che nelle parole di chi lo ricorda, era pieno di sole come oggi e come il sole, pieno di vita.
Una vita che, come ha ricordato monsignor Roberto Canale, rivivrà in Ginevra, la figlia in arrivo, e nella famiglia di Federico a cui oggi tutta la comunità si è stretta attorno. Perché prima che trovino spazio i discorsi sulla sicurezza sul lavoro, sul perché e sul come sia potuta accedere una tragedia simile, è lo sconcerto su quanto il destino sia davvero a volte così malvagio e beffardo e al tempo stesso di quanto un uomo, vivendo con pienezza ogni giorno la sua vita possa continuare a sopravvivere nelle menti di chi lo ha incontrato, conosciuto ed amato.
Un nome del plume, celando la propria identità per dare forza alle parole e non all’identità del giornalista che le scrive.
