Cultura e Spettacolo

Lucca – 120 opere del pittore e designer tedesco Otto Hofmann in mostra alla fondazione Ragghianti

di Antonietta Bandelloni – L’esposizione è suddivisa in cinque sezioni tematiche che ripercorrono l’esistenza e la produzione dell’artista

Sono oltre 120 le opere presenti nel percorso espositivo Otto Hofmann. Artista europeo: dal Bauhaus all’Italia, la mostra monografica ospitata dalla fondazione Ragghianti a Lucca. L’esposizione è suddivisa in cinque sezioni tematiche che ripercorrono l’esistenza e la produzione artistica del pittore e designer tedesco.

Il percorso ha inizio con la sezione dedicata al periodo Bauhaus e agli anni ‘30. Fu proprio Hofmann a fare da ponte fra lezioni apprese da Paul Klee, Josef Albers, Vasilij Kandinskij e il successivo astrattismo italiano che caratterizzò il secondo ‘900.

Nella prima sala sono esposti dipinti a olio su tela e ad acquerello, prevalentemente senza titolo, con quelle sfaccettature dell’astrattismo influenzate dai maestri di Hofmann. Elementi di origine figurativa si mischiano nella sua produzione a nitide forme geometriche, stilizzazioni e a idee riconducibili al figurativo come nel dipinto a olio su tela del 1936 senza titolo in cui è riconoscibile una cittadina racchiusa fra antiche mura.

In una teca è esposto il diploma originale rilasciato all’artista nel 1931, firmato da van der Rohe e Kandinskij.

Segue la sezione dedicata alla guerra e alla prigionia in Russia che va dal 1940 al 1946. L’arte di Hofmann, costituita da una continua ricerca espressiva, in quel periodo fu etichettata come ‘degenerata’ con l’ascesa del nazismo. L’artista però non smise di creare nonostante il divieto imposto dal regime, ma, in segreto, continuò a dipingere elaborando un linguaggio astratto tutto suo.

Atmosfere surreali e paesaggi dell’anima sono la cifra stilistica che accomuna le opere esposte nella seconda sezione, frutto degli anni che trascorse prigioniero in Russia. Dagli inediti acquerelli dipinti sulle lettere inviate alla moglie alle foto che scattò di ciò che riusciva a vedere dalla sua prigionia: è la parte più emozionante e intima dell’esposizione che porta direttamente dentro il dramma dell’artista lontano dalla sua terra e dai suoi affetti.

Negli anni ’50 l’artista, con il placarsi delle persecuzioni di artisti considerati degenerati, Hofmann tornò in Germania, libero di dipingere ciò che desiderava. Le opere di quel periodo si ritrovano nella terza sezione e mostrano un tangibile l’incremento della sua creatività.

Iniziò, infatti, a utilizzare in modo più audace il colore, creando opere apprezzate poi in tutto il mondo come la ‘Fermata intermedia’ del 1947 a tempera su faesite, il ‘Mattino festoso’ dell’anno successivo o la scena ‘equilibrio’ del 1948.

Nella quarta e nella quinta nonché ultima sezione si ritrova la produzione tarda dei soggiorni europei e del periodo in cui visse a Pompeiana, in provincia di Imperia.

La mostra, visitabile dal martedì alla domenica con orario 11-19 fino a domenica 14 luglio alla fondazione Ragghianti nel complesso monumentale di San Micheletto, è curata da Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini.

©Foto di Antonietta Bandelloni