Cultura e Spettacolo

Lo sguardo di due editori lucchesi al Salone del Libro di Torino

di Romina Lombardi – Intervista agli editori lucchesi Alessio Del Debbio e Maria Grazia Russo presenti al Salone del Libro di Torino.

Il team di Nps Edizioni a Torino, al centro il Direttore Alessio Del Debbio

È da poco calato il sipario sulla 36^ edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, la prima diretta da Annalena Benini, che ha registrato un record di ingressi con 222mila persone nei cinque giorni di festival, ma non solo. Ad incrementare sono stati anche la vendita dei biglietti on line, con un +4%, le vendite degli editori presenti (alcuni hanno confermato un incremento addirittura del 200%) e la piattaforma SalTo+ che ha riscontrato 30mila 874 nuovi iscritti. Il libro, almeno a Torino, non è in crisi e di sicuro il Salone si pone come l’evento più importate a tema libri del panorama italiano. Per gli amanti della lettura è sicuramente un grande, immenso luna park della cultura, originale e colorato, se si considerano i magnifici stand tematici di alcune grandi case editrici, come il Bosco di Aboca o la stazione ricostruita da Ippocampo Edizioni, solo per citarne qualcuno. Per gli editori, una fiera a cui non si può non partecipare. Anche per i più piccoli o appena nati, il cui punto di vista, in uno scenario di grandi case editrici, diventa interessante.

A tal proposito Lucca Times ha intervistato, al rientro da Torino, i direttori di due case editrici indipendenti lucchesi: Alessio Del Debbio di Nps Edizioni, marchio editoriale dell’associazione Nati per scrivere, nata nel 2016 con sede a Viareggio, e Maria Grazia Russo di Spirito Libero, nata nel 2022 con sede a Lucca.

Il Salone del Libro è come un luogo fuori dal tempo – spiega Maria Grazia Russo, raggiunta telefonicamente – una bolla in cui una passione unisce persone e professionisti, annulla le distanze della filiera editoriale e permette di incontrarsi”.

Il Salone del Libro di Torino è sempre un’esperienza immersiva, stancante ma al tempo stesso elettrizzante – concorda Alessio Del Debbiosicuramente è un traguardo raggiunto, soprattutto per una piccola casa editrice, che trova a Torino non soltanto un’occasione di vendita, ma anche una vetrina per farsi conoscere, incontrare lettori, scrittori e professionisti dell’editoria, scambiarsi opinioni. Al tempo stesso è un impegno, sia in termini economici che di gestione e organizzazione. Inoltre Torino è una necessità, in termini prettamente promozionali. Un editore non può mancare a questo importante appuntamento”.

Anche se le due case editrici hanno storie e target in parte diversi: Spirito Libero Edizioni è nata da soli due anni, con focus sulla narrativa di genere e una collana romance in arrivo; mentre NPS Edizioni ha allo storico oltre 40 libri ed è specializzato sul genere fantasy, con particolare attenzione al folclore, alle tradizioni e alle leggende italiane e lucchesi -. I due direttori, già posizionati bene sul mercato, concordano su quello che è l’obiettivo primario per le piccole case editrici: poca quantità e molta qualità. “Siamo convinti che il mercato non abbia bisogno di ulteriori pubblicazioni di scarso valore – precisa Alessio Del Debbiobensì di opere attente e che rendano merito sia al talento degli autori che all’attenzione dei lettori”.

Personalmente siamo nati facendo una promessa ai lettori – racconta Maria Grazia Russooffrire solo storie accattivanti e coinvolgenti, in cui la cifra stilistica dell’autore o dell’autrice siano distintive”.

Sicuramente molto difficile far emergere il lavoro di qualità delle piccole realtà in una vetrina da 800 editori, di cui per lo più grandi editori, come il Salone del Libro di Torino, ma i vantaggi di una vetrina di tale portata superano i rischi, come spiegano i due direttori.

Il Salone del Libro di Torino è sicuramente una vetrina per tutti, anche se risente molto delle logiche commerciali che lo sorreggono – racconta Alessio Del Debbio -. Definirlo una semplice ‘fiera del libro’ sarebbe riduttivo, è un evento che mette in moto milioni di euro ogni anno, sia da parte degli editori partecipanti, che degli sponsor e delle realtà organizzative coinvolte. È chiaro quindi che, in un sistema simile, chi può spendere di più ottiene la maggiore visibilità, gli stand più grandi, le posizioni migliori. Chi invece, come un piccolo editore, ha un tetto di spesa incombente deve accontentarsi di uno stand base e chiaramente il rischio di essere sommersi da tutto il resto c’è, è tangibile. Le cose da vedere sono tantissime, gli eventi infiniti. Dubito che, anche se lo volesse, qualcuno in cinque giorni riuscirebbe a visitare tutti gli stand dislocati nei vari padiglioni. Alla fine, finiamo tutti per fare delle scelte. La speranza è che il lettore, oltre a perdersi nelle chilometriche file per i grandi ospiti, scelga la via della curiosità e si ritrovi a passeggiare anche in zone meno centrali dei padiglioni, alla scoperta dei tesori che piccole e indipendenti case editrici possono offrire. Magari sarà fortunato e si imbatterà in quell’autore appassionato o in quel libro originale che la libreria di catena sotto casa non espone. Per questo, credo che il Salone del Libro di Torino sia un atto di coraggio, forse anche di fede, non solo da parte dei piccoli editori ma anche dei visitatori”.

Torino è senz’altro un’ottima occasione anche per le case editrici indipendenti di piccole dimensioni – conclude Maria Grazia Russoessere presenti al Salone internazionale del libro equivale a posizionarsi nella mente dei lettori come una casa editrice qualificata che investe nel proprio percorso. Le case editrici più grandi sono senz’altro più visibili, anche per la dimensione dei loro stand, ma i visitatori del salone spesso girano per i padiglioni alla ricerca di novità editoriali che non sempre si trovano in libreria, sono i lettori stessi a dircelo”.