Lucca Pride 2024
Cronaca di Lucca

Il Lucca Pride è contro la Santa Croce

di ALDO BELLI – Non esiste tolleranza senza rispetto. Imbarazzante la lettera dell’arcivescovo e il silenzio dei lucchesi.

Il Lucca Pride contro la Santa Croce. Sabato 7 settembre sarà il giorno del Lucca Pride, cioè nel cuore del Settembre Lucchese che da secoli rinnova l’esaltazione millenaria del Volto Santo. La scelta degli organizzatori del Pride non può essere casuale: non prendiamoci in giro, il problema vero non è la scelta di Lucca, ma del tempo. E chiariamo subito: non cadiamo nella trappola ideologica degli anti e dei pro verso le opinioni del movimento, neppure di questo si tratta.

Perché proprio il 7 settembre?  I casi sono due: o per provocazione contro la tradizione legata alla fede cristiana (identificandola con la Chiesa e i cattolici), oppure per sfruttare la coincidenza stridente alla ricerca di risalto mediatico (considerando anche, diciamolo francamente, che il Pride in Italia non fa più notizia, con buona pace della fiorentina portavoce del Pride Monia Marcacci, illustre sconosciuta prima d’ora alla ricerca di gloria). In entrambi i casi, una decisione spregevole che offende l’intelligenza civile e dei cattolici, compreso quella di coloro che con onestà (e lo è sicuramente la maggioranza che al Pride non vedremo) rivendicano la piena cittadinanza dei propri orientamenti sessuali discriminati.

“Il Toscana Pride è promosso da associazioni e gruppi organizzati che animano il territorio della regione nello spazio LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender*, Queer, Intersessuali, Asessuali), al fine di promuoverne la piena cittadinanza. Il nostro intento è quello di trasformare l’indignazione, la paura e la rabbia per i soprusi e le discriminazioni in partecipazione attiva e costruttiva“. Potrei sottoscrivere parola per parola. Peccato che proprio la scelta del Settembre lucchese sia l’esatta contraddizione: perché la partecipazione attiva e costruttiva si conquista con la tolleranza e non esiste tolleranza senza rispetto dell’altro. Altrimenti è un sopruso.

Rispetto dell’altro significava, in questo caso, rispetto delle tradizioni di fede e storiche che Lucca celebra dal 14 settembre dell’anno 1118. Il concetto mi pare molto semplice. Cosa si sarebbe detto se anziché il Pride, si fosse installato in piazza Napoleone un tempio islamico o aperto una sinagoga, o organizzato una manifestazione pro-Putin o anti-Israele? Ma potremmo dire, pure una normale manifestazione sindacale nazionale pro o contro il Governo Meloni. Questione di opportunità? No, spirito di tolleranza si chiama. Rispetto verso la comunità di Lucca che quei giorni riserva alla più importante delle proprie radici storiche e civili.

La Santa Croce sta lì nel suo perdurante eloquente silenzio, per dare pubblicità a nessuno. Il Settembre Lucchese, caso mai, necessiterebbe piuttosto di essere richiamato come un momento dell’anno nel quale indurre i lucchesi a riflettere sul suo significato, i credenti per primi. Ma del resto, non mi pare che i lucchesi mostrino alcuna nostalgia di Maria Eletta Martini e di mons. Agresti.

Ho trovato imbarazzante la lettera pubblica dell’arcivescovo di Lucca S.E.R. mons. Paolo Giulietti diretta agli organizzatori del Pride, e il suo stile da moroteismo democristiano declinato nel buonismo catto-comunista prodiano. Il suo sereno argomentare pacióso  sulle differenze di opinione e di visione tra la Chiesa e il movimento del Pride, mi ha fatto ricordare l’Ecclesiaste: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo:… un tempo per tacere e un tempo per parlare…”.

E questo era un tempo per parlare. Dal pastore dei fedeli lucchesi, tuttavia, ci saremmo attesi una lezione che richiamasse la vera tolleranza che Cristo ci ha insegnato: quella fondata, sempre, sul rispetto del prossimo. Meglio sarebbe stato se avesse teso la mano del dialogo fino a dichiararsi disponibile a partecipare personalmente al Lucca Pride, ma invocando il rispetto della Santa Croce nel periodo della sua esaltazione pubblica. Tanto più che il Lucca Pride si presenta, obbiettivamente, come un’offesa alla Santa Croce, e allo spirito cristiano che Lucca incarna: sia che il 7 settembre sia stato scelto dagli organizzatori come una provocazione, o come una speculazione mediatica. Sfido a trovare un terzo motivo che la giustifichi senza umiliare la ragione fondata sulla logica.

Coloro che rappresentano la città nelle sue molteplici forme, probabilmente non hanno letto l’Ecclesiaste. Ed è un peccato, perché anche il tacere quando è fuori tempo, prima o poi porta sventura.